Abrafaxe - parte 1
di SonOfAsgard
« Molti credono che il tempo sia come un fiume,
che scorre lento in unica direzione. Ma io che l'ho visto da vicino, posso
assicurarti che si sbagliano. Il tempo è un mare in tempesta! Forse ti
chiederai chi sono e perché io parli così. Siedi, e ti racconterò la storia più
incredibile che tu abbia mai sentito... »
Nel
corso della storia, l’uomo aveva scoperto molti metodi per misurare il tempo:
la posizione delle ombre, il movimento degli astri fino al più semplice ed
elementare orologio di uso ormai comune e quotidiano. Per gli esseri umani il
tempo rappresenta qualcosa di immutabile, di incontrollabile, una forza sovrana
a cui dobbiamo tutti piegarci con serena rassegnazione ed è un arco che punta
la sua freccia in una sola direzione. Ma non per lui, non per Artur Zarrko. Insigne professore
proveniente dalla Terra del trentesimo secolo, egli aveva dedicato la sua vita
a studiare la storia. La storia, quello stupefacente ricamo di eventi che si
erano susseguiti lineari eppure sconvolgenti. Al contrario dei suoi pari, Zarrko non aveva mai accettato la pace e l’utopia del suo
secolo. Se c’era una lezione che la storia dell’Uomo non aveva mai mancato di
ricordargli è che è solo attraverso il sentiero dell’ambizione e del desiderio
che si raggiungono il potere e la conoscenza. Egli era nato in un mondo che
sembrava aver dimenticato tutto ciò, che era pago della conoscenza che
possedeva e soddisfatto completamente di quello che lo circondava. E per questo
era statico, conservatore, non offriva niente alla mente di Zarrko
che invece bramava la sfida, la ricerca, l’evoluzione. Si sentiva come un leone
in gabbia tra i suoi simili, fino al giorno in cui non aveva scoperto il
segreto per manipolare il flusso temporale e aveva costruito così la prima,
stupefacente macchina del tempo. Era grazie ad essa che Zarrko
aveva cominciato ad esplorare il passato, ciò che era stato tanto tempo fa dal
suo punto di vista e che per altri è invece il concreto presente, il
ventunesimo secolo, un epoca di enormi e radicali cambiamenti che avrebbero
costituito i pilastri del suo stesso tempo e che per questo era stato scelto
personalmente da Zarrko per avventurare la sua
odissea. Ed era qui che aveva potuto, anche con suo rammarico, scoprire cosa
aveva reso famoso il ventesimo secolo: la comparsa sul pianeta di un alto
numero di figure dai poteri sovrumani. Ovviamente Zarrko
aveva studiato le figure dei Vendicatori, i leggendari supereroi difensori dei
deboli e degli oppressi, ma conoscerli di persona fu tutta un'altra cosa. E
questi supereroi si rivelarono apertamente ostili nei confronti dei piani di
furto e di dominio dello scienziato. Ma solo uno in particolare si rivelò
veramente pericoloso per lo scienziato, una spina nel fianco, la sua Waterloo
incarnata: THOR, il dio del tuono e del fulmine, protettore del regno della
Terra. Lui più di ogni altro era sempre stato un ostacolo insormontabile per Zarrko. E per quanto si sforzasse lo scienziato non aveva
mai capito perché. Thor era tremendamente arretrato rispetto a lui, era un rude
barbaro vichingo antiquato perfino per il ventesimo secolo, avrebbe dovuto
distruggerlo con facilità. Eppure ogni volta il dio del tuono era riuscito a
trionfare. Ma gliela avrebbe fatta pagare, oh se gliel’avrebbe fatta pagare. Da
giorni si era chiuso nel suo laboratorio e studiava continuamente gli effetti
delle più varie armi che si era procurato ammassando materiale da vari secoli e
perfino eoni nel passato e nel futuro (dal suo punto di vista). Voleva mettere
a punto l’arma totale e definitiva che lo avrebbe liberato una volta per tutte
dal flagello del dio del tuono e gli avrebbe aperto la strada alla conquista di
tutte le epoche. Ma ogni volta che aveva ultimato i suoi progetti, nessuno
riusciva a superare la simulazione. Questa volta però Zarrko
era molto fiducioso. Aveva appena finito di assemblare i componenti della sua
nuova, rinnovata macchina di distruzione: un gigantesco e potentissimo androide
ottenuto riplasmando e riprogrammando i migliori automi utilizzati per mansioni
di manutenzione e sicurezza nel suo secolo. Ma che ora sarebbe diventato un
arma potentissima, l’arma del giudizio per il suo odiato nemico. Il robot era
completamente nero ma ricoperto con una specie di armatura composta da teschi
rossi tenuti insieme dall’energia a spirale, una fonte di energia scoperta nel
quarantesimo secolo (una delle molte epoche in cui Zarrko
aveva viaggiato per depredarne la conoscenza e la sapienza tecnologica) che
brucia continuamente dal suo nucleo, teschi dall’aspetto in parte umanoide e in
parte rettile. Ciascuna delle sue facce aveva una cabina di guida dal quale si
poteva comandare tranquillamente l’automa. La sua bocca addominale era il
fulcro delle sue armi. Quando lo vide attivarsi ed innalzarsi, Zarrko si lasciò andare a una fragorosa risata.
-
Apprezzi anche tu questo capolavoro o mio fido Lawrence? Non cogli la squisita
meraviglia del supremo operato partorito dal genio infinito di Zarrko, l’uomo del domani? Puoi contemplare la perfezione
in ogni forma che ho plasmato con queste mani volte ad essere la fabbrica
dell’infinito stesso? –
Il
folle scienziato si stava rivolgendo al suo fedele e devoto servitore
meccanico, un'altra delle sue sofisticate invenzioni. Lo aveva battezzato Lawrence e aveva scelto di tenerlo
al suo servizio, un assistente efficiente ed obbediente, soprattutto abituato
agli sbalzi di ego del padrone.
-
Certamente signore, un lavoro impeccabile. –
Si
limitò a rispondere il robot. Era stato programmato per quello dopotutto.
Qualunque cosa accadesse lui doveva sempre dare ragione al suo signore e
padrone, senza discutere. E lui ubbidiva al suo programma. Zarrko
ordinò al suo robot di fare due passi in avanti e questi gli ubbidì seduta
stante.
-
E’ arrivato il momento di scoprire se puoi soddisfare i miei desideri. Avanti
potente automa prova la tua potenza! –
E Zarrko indicò al suo robot una sbarra di adamantio che aveva preparato apposta per il primo test.
L’enorme creatura metallica riconobbe immediatamente il comando del padrone e
attivò i comandi interni che innescavano i suoi temibili raggi ottici. E la
loro potenza si rivelò tale da riuscire a fondere tale sbarra come neve al
sole. Zarrko era pazzo di gioia. Nessuna delle sue
precedenti creature si era rivelata tanto potente. Ma sarebbe bastato per
sconfiggere il mitico Thor?
-
Computer centrale! Assimila i dati della mia creatura e svelami il destino del
supereroe noto come Thor se dovesse affrontare il mio automa! –
Il
computer centrale era la rete informatica principale di Zarrko,
regolava tutte le attività del suo laboratorio, era il timone della sua nave. E
conteneva un programma di simulazione atto a prevedere come si sarebbe svolta
una battaglia tra le creazioni di Zarrko e Thor, i
cui dati si basavano sulla potenza dimostrata dal dio del tuono durante le sue
battaglie con lo scienziato. Zarrko attendeva
impaziente mentre sul monitor si formava l’immagine del Tonante che si
scagliava contro la sua creatura. Osservò la sua creazione lanciare i suoi fidi
raggi ottici contro il figlio di Odino e osservò Thor resistere a quel colpo e
continuare a combattere con suo sommo stupore e meraviglia. La macchina di Zarrko allora utilizzò un'altra delle armi in suo possesso,
dei giganteschi shuriken che fuoriuscirono dalla sua
armatura e che andarono rovinosamente a infrangersi sul martello di Thor che
per primo era stato scagliato ma a velocità troppo alta perché il robot lo
notasse. E il possente Mjolnir aveva ottenuto ben più
che quel risultato: aveva trapassato il ventre della creatura causando la sua
inevitabile quanto rovinosa caduta. E così l’autoproclamatosi scienziato
supremo di tutti i tempi vide il suo sogno di vendetta nei confronti di Thor
andare in fumo ancora una volta. Se avesse avuto i capelli, Zarrko
se li sarebbe strappati tutti quanti in un violento eccesso di rabbia.
-
Non è possibile!! Un altro fallimento! Questo è troppo anche per me! –
Zarrko era furioso. Ancora una volta aveva fallito nel progettare il giusto
strumento per liberarsi del suo odiato nemico. Disperato, cominciò a sbraitare
e lamentarsi, mentre Lawrence mantenne la sua fredda compostezza metallica.
-
Signore, si calmi, distruggerà il laboratorio! –
Ma
il suo padrone era troppo furioso per ascoltarlo. Aveva impiegato ogni risorsa
ormai per sbarazzarsi del Tonante, cos’altro poteva fare.
-
Ho speso 16 ore di lavoro per fabbricare questo automa, l’equivalente di 10
miliardi della nostra moneta… e cosa ne ho ricavato?
Niente! È stato tutto inutile! –
-
Quindi ha deciso di impiegare il suo tempo e il suo talento in modo più
proficuo e pensa di dimenticare questa ossessione per Thor e il ventunesimo
secolo? –
Il
maggiordomo metallico non fece in tempo a terminare la sua frase che Zarrko scattò in piedi come rinvigorito da nuova energia e
con uno sguardo cagnesco.
-
Niente affatto! Al prossimo robot lavorerò 32 ore! E il budget sale a 20
miliardi! Non intendo fermarmi finché il dannato dio del tuono non pagherà per
tutti i miei fallimenti e tutte le volte che si è preso gioco del mio genio! –
Benché
non fosse programmato per le emozioni umane, Lawrence non poté fare a meno di
scuotere la testa in reazione all’uscita del suo creatore.
-
Signore, non sarebbe meglio se si prendesse una vacanza? –
Ma
in piena contraddizione al suggerimento dell’automa, Zarrko
era già al lavoro radunando progetti e scartoffie varie dai suoi scaffali e dai
suoi armadi.
-
Farò di meglio Lawrence! Mi prenderò una vita, la sua! E dopo, mi prenderò il mondo! Così ha
parlato Zarrko! –
Aldilà
dei folli piani di Zarrko, oltre il velo del tempo,
in pieno anno 2013, la vita nella città di New York, la grande nemica di Homer Simpson, famosa per i suoi spettacoli con gli animali
dello zoo di Central Park, scorreva regolare. La
gente non aveva mai un attimo per fermarsi dovendo correre di qua e di là per
potersi permettere quei pochi minuti di relax nel weekend e i lavori nei
quartieri proseguivano con impegno e costanza. Nessuno di loro avrebbe mai
pensato che qualcuno li stesse osservando mentre erano impegnati nella vita di
tutti i giorni. Eppure, mentre loro percorrevano le strade ferneticamente,
molto più in alto, sulla cima del grattacielo più alto di New York, il grande
Empire State Building, il flagello di King Kong, sedeva pensierosa una figura
imponente, del tutto simile a noi umani nell’apparenza ma invero molto diverso
da noi. E non poteva essere altrimenti dato che egli era e sempre sarà Thor,
figlio di Odino, principe del mitico impero di Asgard
e vero dio del tuono della mitologia nordeuropea. Un dio tra gli uomini, Thor
aveva scelto da tempo di vivere nuovamente la sua vita tra i mortali di Midgard, come gli dei chiamavano la nostra Terra, che aveva
giurato di proteggere con i suoi divini poteri e brandendo il suo possente
martello incantato Mjolnir. Ma pur se adagiato su un
piano terreno ormai, Thor era pur sempre una creatura del cielo e non si
trovava proprio a suo agio completamente con i piedi per terra. Preferiva di
gran lunga, per quanto possibile, restare il più in alto possibile. In fondo,
con i suoi occhi divini era in grado di vedere quello che accadeva a New York
anche a quella distanza, così come ad Asgard era
solito ponderare quello che succedeva negli altri mondi. E più osservava gli
umani più si interrogava sulla loro condizione e sul suo ruolo come loro
difensore.
- A
lungo ormai, ho fatto di codesta terra straniera la mia casa adottiva. Sì a
lungo ho dimorato tra gli uomini, tanto gli ho avuti a fianco come compagni
nella sorte e nel cammino… eppure ancora mentre miro
la strada dell’Uomo, lastricata su un sentiero di oro e di fango, ancora mi
stupisco di quanto io possa imparare su di loro. Irrimediabilmente gli vedo
correre schiavi della catena di eventi di cui sono gli stessi fabbri e che
chiamano “routine”, eppure nonostante questo si proclamano liberi…
ah quante cose potrei insegnare loro sulla condotta di una vita piena e felice.
Eppure le porte dei contatti tra Asgard e Midgard ormai sembrano chiuse, pur se nel cuor mio nutro
ancora grandi speranze. –
Ma
mentre il cavaliere fortemente risonante era immerso nei suoi pensieri,
qualcosa lo scosse dai suoi pensieri. Nella parte destra della sua cintura,
riposava il suo martello Mjolnir che Thor teneva
sempre con sé, fino a un attimo prima poiché ora aveva preso a brillare di luce
intensa. Thor conosceva bene quella luce, era il segnale che un pericolo era
imminente. Usando Mjolnir come un gps
norvegese a forma di martello, il Tonante intendeva scoprire cosa stava
succedendo o stava per succedere.
-
Fido Mjolnir, mostrami dove si consumerà il misfatto!
E teco menami alla pugna martello incantato! –
Ubbidendo
fedelmente al suo signore, il grande incubo dei giganti e demoni localizzò la
fonte dell’imminente minaccia in
direzione ovest verso il Central Park, il più grande
parco di New York, sempre colmo di persone specialmente a quell’ora del giorno.
Capendo quindi che qualunque fosse la minaccia avrebbe messo in pericolo molto
persone, Thor volò dritto verso il suo obbiettivo, infrangendo il muro del
suono pur di arrivare in tempo. E il tempo era esattamente l’attore principale
di quella terribile commedia in cui Thor avrebbe recitato a sua insaputa.
-
Per gli dei del Valhalla! Cosa succede? –
Il
suo martello incantato non aveva mentito, il panico dilagava per le strade di
New York. La gente fuggiva terrorizzata in tutte le direzioni, come se
perseguitate da incubi invisibili. Sfortunatamente l’incubo che tanto gli
atterriva era ben tangibile. Il dio del tuono se ne accorse quando vide un
immensa esplosione partire da un angolo di strada non lontano dal parco.
-
Quale angoscia gli induce a sì amaro lamento? –
Ruotando
veloce il suo martello, Thor si precipitò a terra dove poteva manifestarsi alla
presenza della gente. Ma sembrò che il terrore fosse tale che nessuno di loro
si fosse nemmeno accorto che c’era un dio tra di loro. Quasi per chiunque,
perché un ragazzo lo notò appena sbarcò sul suolo.
-
Ma tu sei Thor!!! Thor dei Vendicatori! Siamo salvi!! –
Il
Tonante fu felice di vedere che la sua presenza riusciva a riportare speranza
nella gente ma ora era suo dovere prioritario non deludere tali speranze. Ma
non lo aveva mai fatto e confidava nella sua forza.
-
Perché fuggite tutti? Donde viene la minaccia? –
- Io… non lo so cosa siano ma sono spuntati da sotto terra,
sono ancora laggiù!! Stanno distruggendo tutto! –
E
una terribile esplosione confermò le tristi parole del giovane. Non era più
tempo di indugiare si disse il figlio di Odino.
-
Riunisciti alla tua famiglia e mena tutti al sicuro! La minaccia sarà tosto dissipata!
Parola di Thor, dio del tuono! –
Assicurandosi
che tutti si fossero allontanati abbastanza, il cavaliere fortemente risonante
alzò al cielo il suo potente martello di Uru e lanciò
la sfida.
-
Vieni avanti e mostrati assassino di uomini e donne innocenti, vieni avanti e
affronta la giusta ira di Thor! –
Benchè egli fosse il dio del vento, Thor non parlava al vento, la sua richiesta fu esaudita molto presto. Le parole del giovane non erano ricordi ottenebrati, confusi dalla paura, quell’essere mostruoso era veramente spuntato dalla terra e ora si preparava a farlo di nuovo. Il ventre del sottosuolo si squarciò in due per aprire la porta al passaggio di un enorme creatura metallica, un androide ma non un androide come Thor ne aveva mai visti. Non era un costrutto del malvagio Ultron, nemico di sempre dei Vendicatori e che a lungo lo aveva tormentato con le sue macchine assassine, né certo l’ennesimo furto o vile plagio alle creazioni del suo amico di sempre Anthony Stark in arte Iron Man. Quel robot aveva un armatura prevalentemente viola e alcuni componenti erano colorati di verde brillante, azzurro, arancione e nero. L'elmo, con il suo corno prominente e la frangia evocava vagamente l'immagine di un dinosauro ceratopside. La struttura delle lastre pettorali era differente da qualunque altra macchina che lui avesse mai combattuto.
- Quale stregoneria è mai questa? È impossibile che tu sia un prodotto di mani mortali robot! –
Ma poiché le macchine non si assemblano da sole, Thor sapeva che c’era una mano dietro quell’assalto. Ma non ebbe tempo di riflettere su quale dei suoi molti nemici potesse essere responsabile di quella creazione, poiché l’androide lo attaccò lanciando dei potenti faser elettromagnetici dalle fessure laterali sui suoi arti metallici. Una mossa potente ma non sufficientemente veloce da colpire Thor, favorito dai suoi riflessi extraluminari. Ma con quel colpo il dado era tratto, alea iacta est. E il dio del tuono non rifiuta mai una sfida lanciatagli, soprattutto se c’erano persone innocenti da proteggere.
- Non ti serbo rancore creatura nata dal freddo ferro, stai eseguendo ordini che ti sono stati imposti. Ma poiché non hai un anima, mi sarà più facile porre fine alla tua esistenza. E il martello supremo sarà il mio messaggero di vittoria! –
Con il grido di battaglia ancora saldo nel cuore, il Tonante scagliò il suo martello magico per colpire l’avversario. Ma con sua somma sorpresa, Mjolnir, abituato ad abbattere al primo colpo il suo bersaglio, rimbalzò addosso al nemico senza nemmeno essere riuscito a toccarlo.
-
Per i sette soli sfavillanti di Sunheim! Come può
questo metallo resistere all’immane impatto del mio martello supremo? –
Il
robot era evidentemente protetto da un campo di forza difensivo che lo
circondava completamente e lo schermava dagli attacchi. Ma non era solo in
grado di difendersi, era stato progettato per essere un arma assassina di
distruzione ed avrebbe distrutto il suo nemico quel giorno, come gli era stato
ordinato dal suo programma. Così dal petto, l’enorme creatura apri una fessura
dal quale uscì una specie di piccolo cannone che sparò una strana sostanza,
troppo piccola e sottile per essere vista dai comuni occhi umani ma che il dio
del tuono per sua fortuna riuscì ad individuare in tempo. E roteando Mjolnir davanti a sé fu in grado di deviare la sostanza.
Per scoprire che finendo addosso a un automobile nelle vicinanze, questa
cominciò lentamente ma inesorabilmente a corrompersi fino a dissiparsi
completamente, fino all’ultimo atomo.
-
Invero codesto robot ha dell’incredibile! Ancora mi chiedo come possa essere sì
sofisticato. Solo un mio nemico può averti portato qui…
esci e battiti fellone! –
Il
dio del tuono aveva ormai intuito l’identità del suo vero avversario. E così lo
aveva invitato a rivelarsi, sicuro che fosse nelle vicinanze o che comunque
stesse osservando la scena. Il suo intuito guerriero non lo aveva deluso
neanche quella volta, perché improvvisamente una strana luce si materializzò in
mezzo al quartiere, poco distante dal robot. Una luce che lui conosceva molto
bene, una fenditura della quarta dimensione, cioè il Tempo. E mentre la scia tachionica si condensava ecco che prendeva forma la figura
che Thor aveva immaginato: Artur Zarrko,
l’Uomo del Domani! Nemico giurato del figlio di Odino e dell’umanità intera.
-
Fa piacere che ti ricordi me Thor. Ma del resto chi altri avrebbe potuto
escogitare la tua disfatta finale? Chi altri avrebbe messo in ginocchio questo
primitivo mondo con un gesto? In verità solo io, Zarrko,
possiedo il genio infinito di muovere il fato stesso pur di sconfiggerti. –
Non
era cambiato. Ancora megalomane, pieno di sé e sicuro della sua perfezione
intellettiva. Così lo aveva sempre ricordato Thor, fin dal momento in cui lo
aveva incontrato la prima volta, quando stava testando una bomba al cobalto per
l’esercito americano e Zarrko era piombato per
rubarla, allo scopo di utilizzarla per schiavizzare il mondo nel suo pacifico
secolo.
-
Vedo che non sei cambiato o folle. Ancora tormenti quest’epoca mosso dal
rancore nei miei confronti. Ma la tua ira è una spada debole che spezzerò come
ho fatto in passato! –
-
Cosa vuoi che conti il passato per me? Io sono il signore del tempo! E ora
cancellerò per sempre dalla storia il ricordo di tutte le umilianti sconfitte
che ho dovuto subire a causa tua! –
E
come per dare eco alle parole del suo creatore, il robot si lanciò nuovamente
all’attacco scagliandosi contro Thor per poi colpirlo con il suo arto anteriore
destro trasformato in una gigantesca trivella rotante. Un colpo sufficiente a
livellare una montagna ma non impossibile da fermare per le mani del dio del
tuono, quelle mani possenti che avevano mosso interi pianeti. E che scagliarono
via il suo nemico mandandolo a cozzare contro una gru in un cantiere vicino che
crollò rovinosamente sotto il peso dell’impatto. Ma Zarrko
aveva fatto bene il suo lavoro e l’androide si rimise in piedi all’istante.
-
Questa volta niente ti salverà maledetto! L’intero pianeta si prosterà ai miei piedi come un cagnolino arrendevole quando
tornerò nel mio tempo con la tua carcassa come trofeo. –
-
Una fantasia oscura che non si realizzerà mai marrano! –
Stavolta
fu il martello di Thor a dare eco alle parole del suo signore con un fulmine di
pura potenza distruttiva scaricato direttamente sulla sua metallica nemesi. La
vampata lasciò senza luce dieci quartieri nel circondario, fece un buco del
volume di tre Pavarotti e fuse le strade e i pali nelle circostanze. Ma ancora
il robot di Zarrko era intatto per lo stupore del dio
del tuono e la gioia del folle scienziato.
-
Prova pure quanto vuoi, prolungherai il mio divertimento sciocco. Ho creato
questo robot per resistere a tutto quello che tu possa lanciare da quella mazza
da crocket. Per essere forte il doppio di quanto lo
sia tu. E per tua sfortuna Zarrko non fallisce mai le
sue invenzioni. E adesso annientalo mia macchina perfetta! –
Ancora
una volta il robot lanciò i suoi faser distruttivi
dalle orbita vicino al suo corno. Thor fece appena in tempo a schermarsi dal
colpo con il martello incantato ma promise a se stesso che quella sarebbe stata
l’ultima volta che si sarebbe limitato a stare accucciato in difesa. Voleva
reagire ed intendeva sistemare quel pomposo pallone gonfiato pelato.
- Dicoti basta! Il tuo talento è invero grande Zarrko. Potresti sfruttare la conoscenza che ti è stata
data dalle Norne per rendere il mondo un posto
migliore. Smetti di sprecare la tua vita cercando di distruggerlo! –
Ma
l’uomo del domani si limitò a un sorriso di scherno.
-
Nei secoli dei secoli, pochi hanno saputo divertirmi come te dio del tuono.
Vorresti insegnarmi come si consuma bene una vita quando tu per primo butti via
le tue doti giocando all’angelo custode di esseri inferiori? Cosa ci
guadagnerei mai a fare il paladino come fai tu? Tu hai forse mai guadagnato
qualcosa? Non temere, Zarrko è generoso. Sarà mio
dovere e piacere farti guadagnare la morte! Finiscilo! –
E
la macchina di Zarrko si sollevò in tutta la sua
imponente statura e abbassò il corno che portava sull’elmo. Era il segnale che
stava caricando tutta l’energia termomagnetica in suo possesso per lanciare il
suo attacco più potente, una superscarica elementale
che avrebbe annientato qualunque bersaglio, progettato da Zarrko
per eliminare Thor una volta per tutte.
-
Adesso vedremo se avrai ancora voglia di definirti “immortale” mio caro nemico.
La tua pretesa di divinità è un insulto alla scienza! Ti dimostrerò io che non
esiste potere più grande di quello che riposa nelle mie macchine. –
E
il colpo andò a segno. Ci fu un esplosione devastante, al quale seguì un boato
più potente di mille tuoni. Nessuna telecamera era lì a registrare l’evento e
fu meglio così perché nessun paio di occhi umani o animali avrebbero potuto
sostenere l’ondata di luce che ne seguì. Perfino Zarrko,
che pure si riteneva un essere superiore, fu costretto a chiudere gli occhi e
farsi scudo con le mani. Ma quando fu libero di riaprirli, vide solo un enorme
massa di fumo e un immensa voragine nel terreno.
-
Ce l’ho fatta! Finalmente! Mi sono liberato di lui! Lunga vita a Thor!!! –
Ma
la gioia di Zarrko fu breve giacché un rimbombo
ancora più potente di quello che era appena seguito all’esplosione si scatenò
facendo tremare la terra fino alle fondamenta. Zarrko
sussultò nel vedere possenti saette fuoriuscire dalla voragine.
-
No, questo non è possibile!!! –
Eppure
stava accadendo. Un immensa colonna di luce fulminante saettò direttamente
ricoprendo tutto il raggio della voragine e rilasciando più energia di quanto
potessero fare mille centrali nucleari. Salì in alto fino in cielo dove si fondé con le nuvole che immediatamente si fecero cariche di
fulmini. Il tutto per aprire la strada al passaggio del signore dei cieli.
-
Impossibile tu dici? Forse per te, che misuri tutto secondo la tua preziosa
scienza. Ma dimmi allora o povero folle, se la tua scienza è così onnipotente
perché non riesci a spiegarti come io sia sopravissuto alle tue misere armi?
Riconosci ora e ammutolisci di fronte a un vero potere senza limiti. Osserva il
potere di Thor! –
E
mentre Thor roteava il martello tonante, imponenti fulmini squarciavano il
cielo con il loro fragore.
-
Devi imparare Zarrko che il vero potere non sta nel
freddo acciaio, né nelle affilate lame, né nella forza bruta, né tantomeno che
è il desiderio ossessivo di potere o ricchezza a renderti forte. La vera forza
di ciascuno, sia esso uomo o dio, è la nobiltà del suo cuore, è la fiamma della
gloria nei suoi occhi, il fuoco della volontà nella sua anima! E la mia arde di
ira verso ciò che hai causato. Ora io ti mostrerò il vero potere di un dio! PER
MIDGARD! –
Quando
Thor parla, parla con la voce del tuono. Ma il tuono arriva sempre dopo il
fulmine, così come le parole di Thor furono quasi oscurate dall’immensa cascata
folgorante che precipitò dal cielo più veloce della luce stessa. Un immensa scarica
elettrica precipitò sul robot di Zarrko con un
diametro tale che se l’energia non si fosse interamente concentrata
sull’androide avrebbe ridotto facilmente in polvere Manhattan. Con ali di
tuono, il fulmine di Thor discese dal cielo per scuotere la terra. Le leggende
narrano che il fulmine di Thor fu talmente violento quel giorno che le acque
dei fiumi, dei mari e delle cascate cessarono di scorrere come se trattenessero
il respiro nell’udire scatenarsi il furorore del dio.
Nella lontana Africa, perfino alcune montagne franarono come se cercassero
goffamente di inchinarsi a quel grido di guerra. Quando il fumo si diradò dalla
zona in cui era caduto il lampo, Zarrko osservava
sbigottito in cerca della sua creatura.
-
Beh allora?! Alzati mio robot e finiscilo! –
Nessuna
risposta. Non poteva essercene, giacché in quell’immenso cratere non vi era
traccia di vita, né naturale né artificiale. Disperato, Zarrko
si precipitò correndo in mezzo alle macerie continuando a invocare il suo
macchinario. Non poteva essere finita, non di nuovo, continuava a imprecare lo
scienziato. Questa volta doveva aver funzionato, il robot aveva passato la
simulazione quando lo aveva collaudato. Era stato creato per garantirgli la
vittoria sicura e finale. Eppure… le uniche tracce
che restavano della sua opera erano pezzi di metallo più piccole dei più
piccoli frammenti di vetro che restano quando si infrange una vetrina. Il dio
del tuono atterrò al suolo, depositandosi a terra mentre non smetteva di
fissare Zarrko con occhi severi, occhi pieni di
giudizio eppure anche di compassione forse, compassione per l’ennesima disfatta
dell’uomo.
-
No, è impossibile! Come hai fatto a sconfiggerlo? Lo avevo progettato per
esserti superiore in ogni aspetto e non posso aver fallito! –
-
Hai fallito perché oggi tu credevi che fossi sempre stato al massimo delle mie
capacità lottando contro di te. E invece non lo sono mai stato: ero solo al
massimo delle tue. –
Rendendosi
conto di essere andato incontro nuovamente alla disfatta, Zarrko
non sapeva cosa fare. Ancora una volta doveva fare i conti con il fallimento,
l’umiliazione sconcertante eppure innegabile della sconfitta.
-
Questa me la pagherai cara Thor! –
Dalla
sua cintura, Zarrko estraé
uno strano congegno simile a un telecomando ma differente sotto ogni aspetto.
La nostra tecnologia non poteva essere minimamente paragonata a quella del
quarantesimo secolo, uno dei molti periodi depredati da Zarrko.
Thor però aveva già visto quel macchinario in altre occasioni e sapeva che era
tramite esso che il suo nemico apriva portali attraverso il tempo per
viaggiare. Ma non aveva nessuna intenzione di consentirgli la fuga anche questa
volta.
-
Tu non vai da alcuna parte Zarrko! Se non tra le
fauci della lupa implacabile che è la giustizia! –
Scagliò
il suo martello incantato più veloce di quanto Zarrko
potesse premere il bottone principale del cronocomando.
Mai Mjolnir aveva mancato il bersaglio e non lo
avrebbe fatto neanche in questa occasione. Infatti centrò il congegno in un
attimo e dopo averlo sottratto alle mani di Zarrko lo
mandò in frantumi.
-
Cosa hai fatto?! No, il cronocomando no!! Folle! Che
cosa hai combinato?! –
Compiuto
il suo dovere, il magico martello Mjolnir ritornò alle
mani di Thor come era decreto dell’onnipotente Odino che lo aveva creato.
-
Ti ho sottratto alla tua solita fuga da codardo o vile sciacallo. Non fuggirai
dal giusto castigo. –
-
Stupido! Non si tratta di questo, non ti rendi conto?! –
Zarrko si fece terribilmente spaventato. La sua espressione di puro terrore
fece momentaneamente impensierire Thor. Temeva davvero così tanto la prigionia?
No, doveva esserci un pericolo maggiore incombente. Finchè
non vide che dai frammenti del cronocomando stavano
partendo strani scintille che rapidamente si fecero più forti. Finché l’aerea
stessa non parve distorcersi inspiegabilmente, diventando sempre più confusa
agli occhi di Thor.
-
Ma che sta succedendo? Quale stregoneria è mai questa Zarrko?
–
-
Non è stregoneria, è colpa tua pazzo! Gli strumenti del cronocomando
avevano un legame diretto con la struttura del tempospazio.
Rompendolo hai causato una falla e ora… –
Ma Zarrko non poté finire la sua frase giacché quello che
temeva si stava avverrando. La zona del cratere in
cui Thor e Zarrko erano rimasti depositati cominciò
lentamente a distorcersi come se un piccolo buco nero si fosse formato
nell’area ed effettivamente stava accadendo. Lo spaziotempo incominciò a cedere
finchè un vero e proprio buco simile a un gigantesco
portale si aprì letteralmente e cominciò ad esercitare la sua tremenda forza di
attrazione. Thor e Zarrko provarono immediatamente
quella forza di risucchio e immediatamente cercarono di opporvisi come
potevano. Ma mentre il dio del tuono aveva una forza sufficiente da riuscire a
trattenere la presa sul terreno a dispetto di quanto quel wormhole
continuasse a fare pressione su di lui, lo scienziato non fu altrettanto
fortunato.
-
Aiutami, ti prego!!! –
- Zarrko! –
Thor
allungò la mano per aiutarlo ma era troppo tardi. La forza gravitazionale vinse
la resistenza di Zarrko e questi precipitò nel
vortice spaziotemporale, perso negli abissi della storia. Ma Thor non aveva
tempo di rattristarsi per la sorte del suo nemico giacché avrebbe potuto andare
incontro a tale destino anche lui.
-
Per i martellanti corni di Cirone! Nonostante tutta
la mia forza… non riesco… a… resistere! –
Alla
fine perfino lui dovette cedere la presa e fu scaraventato all’interno del wormhole. Finchè la sua figura
non si perse in quell’angolo di spazio tempo infranto che almeno riuscì a
chiudersi insieme a lui, così che nessun altro ne rimanesse intrappolato. Era
riuscito a battere Zarrko ma alla fine vincitore e
vinto erano andati incontro al medesimo destino. Thor aveva sempre detestato i
viaggi nel tempo, quando si ritrova nel vortice della quarta dimensione non
riusciva mai a mettere a fuoco le immagine in quel turbine di luci e colori,
precipitato tra i flussi cronali. Poi arrivarono i
tachioni, particelle di energie che viaggiavano più veloci della luce e la cui
presenza era la causa principale dello spostamento attraverso il tempo.
-
Dico basta! Il dio del tuono non resterà impotente come un naufrago nel mare in
tempesta! –
Ruotando
il suo martello, Thor cercò di domare l’energia tachionica
che tempestava nel luogo per fermarsi e riuscire a trovare un punto d’appoggio
per atterrare, pur consapevole del rischio che ciò comportava. Alla fine, i
tachioni presero a concentrarsi intorno alla sua figura. Ne seguì un esplosione
accecante, seguito da uno strano rumore che nemmeno Thor seppe descrivere tra
sé e sé. E poi improvvisamente… era tutto finito.
Quando aprì gli occhi, Thor poté nuovamente sentire il suolo sotto i suoi piedi
e questo fu una sensazione di grande conforto per lui ma non bastava. Non
bastava perché si rese presto conto di non essere più nello stesso posto. Era
stato scaraventato attraverso il tempo e lo spazio, e adesso poteva essere in
qualunque luogo e tempo. Intorno a lui la zona era completamente deserta, non
vi era altro che roccia e sabbie. Un luogo come quello avrebbe potuto essere
ovunque e in nessun posto.
-
Non so dove sono precipitato, né cosa abbia in serbo il Wyrd
per me. Ma quale che sia il mio destino lo affronterò come un dio! –
To
be continued…
In rispetto delle regole di Marvel.It,
è giusto che mi presenti considerando che sono appena arrivato e che questa è
la mia prima fanfic. Il mio nome è Francesco, ho 20
anni e sono appassionato di libri e fumetti fin da quando ero molto piccolo,
soprattutto romanzi e opere di genere fantastico o fantascientifico, non
disdegnando però anche thriller oppure romanzi storici. Ho cominciato a leggere
fumetti Marvel a 13 anni e sono divenuto un grandissimo appassionato, in questi
anni ho letto fumetti di ogni epoca della Casa delle Idee e dei personaggi più
vari, dal famosissimo Uomo Ragno al semisconosciuto Uomo Cosa. In particolare,
il mitico Thor è sempre stato il mio personaggio preferito ed è per questo che
adesso è per me un immenso piacere scrivere le sue storie su questo sito. Come
avrete notato spero, la prima cosa che mi sono curato di mantenere è la fedeltà
ai fumetti originali, ogni personaggio che ho usato l’ho fatto in linea con le
caratterizzazione e la natura secondo il quale questo ci è stato presentato dai
suoi creatori o dagli autori che lo hanno sviluppato. Ho quindi voluto un Thor
fortemente arcaico e solenne, che parla in un linguaggio colto e raffinato,
tanto da sembrare un poeta fiorentino dei tempi antichi, e un Artur Zarrko megalomane e geniale.
Desidero che in Thor si respiri un atmosfera fantasy con tutti i suoi elementi
e che la divinità di Thor sia sempre in risalto ma allo stesso tempo intendo
restare fedele al motto di Stan Lee: “supereroi con
superproblemi”. Il fatto di essere un dio non esimerà Thor ad essere molto
umano nella caratterizzazione e nei sentimenti, considerando che in questo
ciclo di storie prometto di trattare molto temi come la famiglia di Thor (chi
lo conosce sa che la sua famiglia è un mare in tempesta visti i molti conflitti
con il fratello Loki e i più rari ma comunque forti
contrasti con il padre Odino oltre all’assenza di sua madre Gaea).
Un saluto a tutti voi e spero abbiate gradito!
Thor: Figlio di Odino e principe di Asgard, è il dio del tuono e del fulmine delle leggende
nordeuropee. Adorato fin dall’antichità, Thor era stato dimenticato finchè non ha fatto ritorno ai giorni nostri dove è
diventato il più grande protettore del nostro pianeta dalle forze del male
nelle vesti di un supereroe. Sempre pronto a difendere i deboli e gli oppressi
con i suoi poteri divini, Thor non ha mai esitato tuttavia a vivere come uno di
noi, imparando nel tempo la nostra cultura e cercando di portare al nostro
mondo la sua. Non sempre gli umani hanno ben inteso il suo operato ma Thor è e
resterà sempre il protettore del regno della Terra.
Artur Zarrko:
insigne scienziato proveniente dal trentesimo secolo, futuro dove l’umanità si
è evoluta civilmente e tecnologicamente al punto da raggiungere una magnifica
utopia di pace e prosperità. Non pago di questo, Zarrko
è fermamente convinto che solo la guerra e la conquista possono spingere l’uomo
a diventare sempre più potente e sempre più evoluto e poiché nessun livello
scientifico sazia la fame di sapere di Zarrko, questi
ricerca continuamente di sottomettere il suo mondo e a seguire tutti i mondi e
i tempi. Per sua sfortuna, Thor è sempre pronto ad ostacolarlo. Zarrko è comparso per la prima volta su Journey into Mystery #86.
Lawrence: è il
maggiordomo robotico del dottor Zarrko nonché
suo fidato assistente durante le molteplici malefatte da lui compiute. Composto
e categorico sugli incarichi, serve fedelmente il suo creatore senza mai
contraddirlo, neanche quando ha la sensazione che finirà tutto male. A
differenza degli altri, Lawrence è un personaggio di mia creazione ispirato
dall’omonimo personaggio della serie di videogiochi Rachet
& Clank.